“Troppo spesso si rimane ancorati ad antichi luoghi comuni. Sottoponiamo la nostra interpretazione dei fatti ad una serie di concetti prefabbricati. Ci piace la comodità del parere senza il disagio del pensiero.”[2]
Proverò ad indagare l’ambito pandemico che da lungo tempo minaccia la nostra quotidianità mietendo più vittime di certi conflitti. Tale tentativo vuole essere solo un compito di natura espositiva per cercare di comprendere l’estensione del problema indicato nel monitoraggio settimanale messo a punto dall’Istituto superiore di sanità. Il contagio corre su un mezzo potente e capillare che può raggiungere ciascuno di noi, in ogni momento e con qualunque contenuto: l’infodemia comunicativa, alle volte priva di una adeguata connessione, invade la scena infettando di rabbia il discernimento collettivo. Le cronache del nostro nuovo Medioevo vengono trasmesse con il mezzo più asettico, lo schermo: la diffusione delle false notizie, delle superstizioni, di ciò che non è verificato, sgretolano l’edificio sociale, terrorizzano i vincoli affettivi, determinanti sia per come l’individuo vive le situazioni e reagisce ad esse sia per la comunicazione e la socializzazione. I resoconti dei medici sull’epidemia scatenano la morte civile di alcuni paesi dell’Italia, l’assenza di igiene prende il posto di Prometeo, utilizzato non per accendere la luce della ragione e sostituirsi all’oscurità, ma come fiamma che accende il rogo della delazione politica che somministra la danza macabra della complessità come strumento del potere. Con l’ultimo decreto vengono uccise la cultura, come occasione di conoscenza, e gli artisti, definiti inessenziali: lo svuotamento dei teatri è un fatto epocale, che a mio avviso rischia di avere un’incidenza molto negativa anche sulla qualità della vita. Una devastante colata di cemento ricade sugli unici settori in grado di offrirci in questo momento elaborazione, e riflessione su ciò che ci sta accadendo. Le esigenze del sapere e le esperienze emotive dell’arte sono necessarie come il pane, per la nostra salute psicofisica messa a dura prova dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. La “sindrome della firma” da decreto, divenuta un volano, ha incentivato manifestazioni burrascose; in molti capoluoghi delle regioni Italiane è stata urlata la rabbia e hanno tenuto banco le svariate forme di violenza riservate, nelle fasce serali, non solo alle forze dell’ordine, ma anche alle strutture commerciali, che hanno ricevuto dall’indignazione di quelle categorie che rischiano di vedere annullato il proprio reddito, l’ultimo colpo di grazia con le vetrine infrante. Le febbrili contestazioni simbolo del dissenso sono avvenute nel rispetto delle norme di sicurezza?
La rapida impennata del fenomeno pandemico ha messo nuovamente a rischio l’efficacia di molti reparti ospedalieri, saturi di ricoveri, sia intensivi che ordinari vicini al collasso per la carenza di personale e la fragilità organizzativa delle strutture non idonee per far fronte al contagio. In questa avventura senza tempo, dove l’orizzonte del salotto sembra essere l’unico campo da contemplare, i viali della conoscenza e dell’incontro non rappresentano più un faro rassicurante che illumina la strada al di là di questo periodo drammatico e traumatico.
Anche il linguaggio della speranza sembra aver perso la sua voce; nel brusco mutamento della scena proposta, sembra esserci spazio solo per le immagini inquietanti del passato che evocano il dolore patito.
La sofferenza sociale, economica e psichica, così diffusa dagli appelli sui social, potrebbe far pensare ad un esaurimento collettivo da quarantena? In un mondo così pienamente a rischio di trasmissione non controllata di Covid-19, cos’è accaduto a tutte le altre patologie riposte nei bauli della soffitta? Esiste una ragione sul modo in cui viene vissuta la comunicazione politica che oggi occupa una buona parte dei talk show? I problemi dell’oggi possono essere considerati una manchevolezza del governo che rischia di diventare un tiranno, non ancora capace di ricostruire un quadro di stabilità per il domani? Quali tasselli aggiungereste per cercare di far luce sullo scenario d’emergenza pandemica che dura ormai da molti mesi?
A voi le riflessioni e i commenti
Giulia Giordano.
[1] Giorgio De Chirico, Le muse inquietanti (1888-1978)
[2] John F. Kennedy