Manners education digital daily relationship.

“Le parole più pregne di filosofia non sono necessariamente quelle che racchiudono ciò che dicono, ma piuttosto quelle che mettono capo il più energeticamente possibile all’Essere, poiché restituiscono più rigorosamente la vita del tutto e fanno vibrare, fino a disgiungerle, le nostre evidenze abituali.[1]

Il panorama storico della tecnica conduce i singoli a  sviluppare un nuovo modo di plasmare la realtà della nostra vita quotidiana, aspirazioni, desideri, ossessioni, timori si proiettano sulla riva della tecnica, producendo un reflusso continuo di nevrosi e decadimento psicologico, che il sistema dispiega, su una piattaforma girevole di “uomini spettri” annidati in comportamenti dalle caratteristiche estreme, che ingannano la noia nel divertimento lesivo mentre la loro sostanza umana, viene succhiata dalla grande rete che proietta latenti distruzioni dell’uomo da parte dell’uomo. L’umanità imbalsamata, si indirizza all’utilizzazione collettiva fugace, atrofizzando l’intellegibilità dell’agire che diviene un “teatro” di correlazioni matematiche che saettano in scena, conflitti di fabbrica qualificati dal marchio del produttore. L’uomo viene smontato e rimontato all’infinito, fino alla dissoluzione dell’impegno morale che diviene una protesi montata al rovescio. A mo’ di breve inciso tenterò, di sviluppare una riflessione filosofica articolata su più piani, partendo dai tragici avvenimenti che vedono ancora il mondo social, protagonista di un delirio collettivo in cui riecheggia l’ebrezza della calunnia e dell’offesa indiscriminata, nei confronti dell’altro. Svariate sono state le pagine dei quotidiani che hanno redatto in questi giorni gli atti estremi, compiuti da alcune persone a seguito delle valanghe di insulti ricevute sui social. Sconcertante è il dato che emerge nella giornata contro il bullismo e il cyber bullismo della ricerca condotta dall’ osservatorio scientifico della no-profit “Social Warning- movimento EticoDigitale” che registra un esplosione del fenomeno sempre più diffuso a livello mondiale. Il quadro dei dati sulle patologie legate alla realtà virtuale, è molto più chiaro rispetto a qualche anno fa. Che ne è dell’indecomponibilità dei fenomeni percepiti che colloca il vero al di là dell’apparire stesso? Se lo spazio telematico sembra essere l’unico da curare e fortificare mentre la realtà, sfila alle nostre spalle come un sipario squarciato nel rapporto “[…] di quella libertà positiva nel suo essere presente, come intrinseca distinzione, nella identità non analitica, […][2] smarrita, nell’alleanza tra essere umano e ambiente non più specchio dell’amore creatore di Dio. Sembra essersi innescato un circolo vizioso che ha poco a che fare con il pensiero e la philia[3] Platonica e, molto con la distrazione mentale a buon mercato. Gli ambienti telematici, che utilizziamo nella vita quotidiana stanno realmente contribuendo ad un abbinamento tra la sensibilità espressiva dell’utente e le potenzialità dello strumento? oppure si stanno trasformando sempre più in un mondo discarica di rifiuti e detriti? Qual è il sintomo che sembra diffondersi dalle nostre relazioni con gli schermi elettronici e digitali che spalancano la pratica di vita delle finestre? Cosa possiamo fare per evitare che il cyberbullismo continui ad arrecare ingenti danni alla salute fisica e mentale dei nostri giovani? In tutto ciò potrebbe essere possibile creare una sinergia con le scienze umane, per operare e sostenere delle tecniche di role playing[4] all’interno delle strutture scolastiche e non solo, che rieduchino alla speranza e al riconoscimento dell’altro come persona e non come oggetto di zimbello. Allenarsi a percepire le differenze di un essere non meccanico, potrebbe segnare un punto di svolta per testimoniare una molteplicità del reale che è un modo della partecipatio di liberarsi dallo strumentalismo in formato tascabile, indirizzato al consumo collettivo, che sembra essere divenuto un fenomeno di magia e, poter così disinnescare il potente ordigno del secolo, che ipnotizza e riduce l’uomo a “materiale vievente”?

Tali interrogativi meritano forse, ulteriori considerazioni sulla pluridimensionalità del “fenomeno tecnologico”, non come mero risultato algebrico frutto di automatismo, ma come strumento di umanizzazione, per lo sviluppo solidale dei popoli alla ricerca del bene e della luce della verità. A voi i commenti e la soluzione del dilemma.

Giulia Giordano


[1] M. Merleau- Ponty, Il visibile e l’invisibile, cit., p. 166.

[2] Guido Traversa, L’identità in sé distinta cit., pag.121

[3] È l’amore sentimentale, quello che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e di comunità di intenti.

[4] È uno strumento della formazione, basato sulla simulazione di qualcosa strutturato in modo tale da essere coinvolgente dal punto di vista emozionale.

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