Mi accade sempre più spesso, in diversi ambiti di vita e di relazione, di ricevere richieste di intervento last minute via whatsapp: “domani sera c’è questa conferenza.. riesci a esserci? Ci sarebbe da fare un piccolo intervento.., se lo dici anche agli altri..”… o “rinunce” all’ultimo secondo: “questa sera non riesco a partecipare all’incontro” (5 minuti prima del suo inizio..).
Oppure vedo, messi su in qualche modo, eventi all’ultimo secondo, confidando nella bontà di diffusione dei social… … tutto ciò mi infastidisce non poco! Ho l’impressione che oggi, vista la rapidità con cui possiamo essere raggiunti e trovati, tutto possa essere eseguito ed esigito in tempo reale.
Ma la programmazione, l’organizzazione, la capacità di pensare avanti in modo strutturato, che fine ha fatto? Il rispetto per l’altro, per il suo tempo, per l’eventuale “disturbo” arrecato chiedendo un impegno all’ultimo secondo o rinunciando all’ultimo secondo a impegni organizzati da settimane, che valore ha oggi nel nostro vivere quotidiano?
Sembra quasi che, vista la facilità con la quale oggi è possibile intercettare e contattare una persona, grazie agli strumenti 2.0 (chat, social e altro), sia altrettanto facile presupporre la sua disponibilità incondizionata, la sua risposta repentina e l’impossibilità di ricevere un rifiuto. Sì perché poi, di fronte al “no, mi spiace, non posso”, ci si rimane male, stupiti dalla mancanza di interesse per questa richiesta tanto importante. Mi chiedo è accettabile tutto ciò? E come fare ad invertire questa pericolosa tendenza?
Anche nell’ambito lavorativo, sempre più spesso mi accade che le richieste che mi arrivano siano ravvicinate nella loro esecuzione, senza che ci sia, in alcuni casi, l’attenzione alla disponibilità dell’interpellato; “se non puoi tu, troveremo un altro… …” e il risultato? Siamo tutti immediatamente sostituibili da chiunque? Cosa si richiede? Basta soltanto esserci, fare presenza, o conta anche il valore di ciò che portiamo?
A mio dire stiamo un po’ perdendo la bussola, l’orientamento del nostro agire: non siamo strumenti, ma persone e, come tali, abbiamo bisogno di tempo e di modo.
Mi spiego meglio.
In primo luogo il tempo: il tempo di ciascuno è prezioso e, in una società come la nostra, dove ,purtroppo, si va tutti di corsa, organizzare il proprio tempo per poterlo vivere umanamente è diventata una vera e propria necessità; di conseguenza, non posso pretendere e stupirmi se, arrivando all’ultimo minuto, non tenendo conto dei tempi degli altri, non ottengo ciò che voglio. Rischio di essere fuori dalla realtà, se non sono in grado di tenere conto delle dinamiche nelle quali sono immerso: l’altro non è funzionale a me!
Sarebbe bene che iniziassimo a pensare l’altro come un essere esistenzialmente dato, autonomo in sé stesso, distinto da me, che con me inter-agisce in un rapporto di libertà: ecco un primo passo per iniziare a invertire la rotta, rimettendo al centro il senso di ciò che si fa.
E poi il modo: rispetto, attenzione all’altro, capacità di cogliere il valore che l’altro porta con sé (per la propria essenza ed esistenza che agisce nel mondo), capacità di trovare le parole ed il tono giusto per interpellare, informare, far percepire l’importanza che l’altro ha per me; non siamo più capaci di fermarci e di dare valore alle nostre scelte prima di compierle.
Gli antichi greci prima di prendere qualsiasi decisione importante per se e per gli altri, si prendevano del tempo per riflettere, valutare, soppesare i pro e i contro, di modo da avere ben presente le conseguenze delle proprie scelte; certo per i greci contava molto più l’essere dell’apparire; oggi? È ancora così? O molte delle situazioni che ci vedono protagonisti hanno come obiettivo l’apparire, il poter dire io c’ero, il poter dimostrare il proprio potere? Senza pensiero, senza riflessione, l’agire risulta vuoto e fine a se stesso; ciò non permette di crescere, di imparare dalle proprie esperienze, di conoscersi sempre più a fondo, oserei dire, di vivere una vita che sia davvero ricca di senso e, è per questo, degna di essere vissuta!
Meditate gente, meditate…
Daniela Corvi