L’inesorabile accelerazione degli eventi migratori stringe in una morsa l’intera Europa; gli abomini morali compiuti in mare, mostrano sacrifici “socialmente accettabili” di nuove vite. I migranti entrano a far parte di un consorzio umano che, scambiandoli come merce indistinta e oscura, li ammassa su navi che a volte li trarrà in salvo, altre li lascerà annegare, sovvertendo l’ordine del mondo. Gli “hotspot” [1] li trattengono lontani dallo sguardo della coscienza dei cittadini eppure gli “stranieri” sono davanti alle porte della storia, i telegiornali, i quotidiani e i politici assetati di ascolti, non fanno altro che parlare di “crisi migratoria”, l’Europa è al collasso, gli attacchi di “panico morale” colpiscono inesorabilmente la pubblica opinione, il mondo del business arde, per procurarsi manodopera a buon mercato, i politici si destreggiano quasi come se fossero dei prestigiatori, per cercare di accontentare i propri azionisti di riferimento, promettendo loro di accaparrarsi i migliori “legumi” presenti sui barconi, i cui introiti contribuiranno allo “ sviluppo” dello Stato.
Le inscrutabili e inafferrabili forze globali dirottano e scaricano i loro “prodotti”, il cui afflusso sembra interminabile, davanti ai nostri occhi, scatenando le nostre paure; l’umanità è in crisi, l’inquietudine tocca la corda sghemba e traballante di un violino che suona diabolicamente come Paganini, rivelandoci la tremenda catastrofe delle Nazioni.
Su questo scenario di caos senza fine i “migranti economici” vengono trainati sulla corrente mondiale della diaspora umana, mentre le strade delle nostre città, come l’intera Europa, iniziano ad affollarsi improvvisamente di stranieri che riescono a personificare la nostra consapevolezza della dimensione globale raggiunta, di convivere fianco a fianco in pace, solidarietà e collaborazione? Oppure ci rammentano una logica perversa, difficile persino da immaginare, di un ordine che ha perso ogni legame?
L’emergenza della “marea umana” si abbatte colpendo tutti, con un messaggio che molti non vorrebbero ricevere e che l’interlocutore mondo, avvolto nel velo dell’oblio degli azzardi politici, forse teme a causa del progresso economico che spadroneggia senza sosta sull’esubero di vite nel disprezzo di qualsiasi regola. L’odissea della navi migratorie infatti, divide gli Stati, manifestando un disordine mondiale in cui gli Stati alleati (Italia compresa) ridicolizzano tale problematica facendo in modo che reti criminali (ONG)[2] sfruttino e prosperino sull’industria dell’immigrazione. La prospettiva antropologica dipinta dal “fenomeno migratorio” soggetto all’intenzione codificata della politica ci mostra costi umani di sofferenza che assumono un ruolo decisivo nella scelta di tattiche per il successo delle cose da fare, in cui l’imperativo categorico della condotta morale si trova a confrontarsi con una penosa volontà che tutto fa tranne che dare ascolto ai comandi della morale stessa, dispiegando uno scopo razionale non in possesso della ragione e manifestando una storia quotidiana lontana da una prospettiva cosmopolitica.
La gestione dei flussi migratori diretti verso le “coste della salvezza” ci mostrano una “Gattung”[3] umana che postula realmente il progredire del genere umano verso il meglio?
Ed infine la filosofia potrebbe forse connettere le conoscenze del sapere con il “saperci fare” ed offrirci un telos morale con cui orientare l’itinerario degli sbarchi per evitare di mettere a repentaglio ulteriori vite? Oppure la situazione limite che il mondo intero sta vivendo prenderà il sopravvento e il giudizio perderà la propria legittimità?
Lascio a voi i commenti
Giulia Giordano.
[1] Termine tecnico con cui all’interno della “Agenda per la migrazione” documento della Commissione Europea pubblicato lo scorso maggio vengono definite le strutture allestire per identificare rapidamente, registrare, foto segnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti, create per sostenere i paesi più esposti ai nuovi arrivi.
[2] Organizzazione non Governativa (ente e/o cooperativa) non nata per volontà dello Stato, in cui la ragione dell’azione è di tipo ideale, quale una missione o una vocazione.
[3] La traduzione letterale dal tedesco indica: il genere.